Quale futuro per il riscaldamento domestico

25 Luglio 2023

Di Piero Pagliani Responsabile tecnico SCA Servizi Clima Ambiente

Assistiamo ad un’accelerazione mai vista nelle politiche di decarbonizzazione e nelle politiche di efficienza energetica messe in atto dagli organismi sovranazionali ed in particolar modo dall’unione europea.

La fonte ispirativa di questa accelerazione è soprattutto l’aumento della temperatura media terrestre. Tutti noi siamo coinvolti nel cercare di contenerlo, imputando questo fenomeno soprattutto alla progressiva antropizzazione e cioè all’attività dell’uomo. Il meccanismo individuato è quello dell’effetto serra che ostacola il rimbalzo della radiazione solare, favorito dall’aumento della produzione di anidride carbonica  CO2. Molti ricorderanno l’altra grande emergenza climatica dovuta all’erosione continua della protezione dello strato di ozono, imputata soprattutto ai gas ozono lesivi. Anche in occasione di quell’emergenza furono messe in atto delle politiche concordate che all’epoca portarono all’eliminazione dell’uso dei cosiddetti gas ozono lesivi: i gas C F C.

L’efficientamento energetico è uno dei tanti approcci al problema. Tutti i prodotti hanno ormai la loro caratteristica etichetta energetica, viene favorita la produzione e la messa in commercio di prodotti sempre più performanti dal punto di vista energetico. Per cui nell’ottica della decarbonizzazione e della diminuzione di emissioni di CO2, oltre al generico target della commissione europea del 2030 per la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, (sostanzialmente si tratterebbe di passare dalle classiche caldaie a gas, sia pure ad altissimo rendimento, alle pompe di calore alimentate esclusivamente ad energia elettrica) è in atto in questo momento un ampio dibattito sulla prossima direttiva Ecodesign Stando alle indiscrezioni la commissione europea potrebbe introdurre una nuova norma secondo la quale entro il  2029 tutti i nuovi sistemi di riscaldamento, e cioè le nuove installazioni nei paesi dell’unione europea dovrebbero avere un rendimento di efficienza energetica almeno del 115 per cento. Le caldaie a gas non potrebbero mai raggiungere questo livello se non in combinazione con una pompa di calore, formando cioè il cosiddetto sistema ibrido, ma soprattutto l’obbiettivo è quello di produrre il riscaldamento domestico con le pompe di calore.

Le pompe di calore sono il modo principale per decarbonizzare il riscaldamento domestico e uno dei migliori strumenti per raggiungere gli obiettivi sulla sicurezza energetica e sul clima promossi da governi e istituzioni. L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) stima, infatti, che questa tecnologia abbia il potenziale per ridurre le emissioni globali di anidride carbonica di almeno 500 milioni di tonnellate entro il 2030, una quantità pari alle emissioni annuali di CO2 di tutte le autovetture presenti oggi in Europa.

Il ruolo presente e futuro delle pompe di calore nella decarbonizzazione (altreconomia.it)

Una pompa di calore utilizza una tecnologia simile a quella di un frigorifero o di un condizionatore d’aria. Estrae il calore da una fonte, come l’aria, il terreno, o le fonti d’acqua vicine, ma può anche essere alimentata dagli scarti di una fabbrica. Quindi lo amplifica e trasferisce dove è necessario. Poiché la maggior parte dell’energia viene estratta ma non generata, questi dispositivi sono molto più efficienti delle tecnologie di riscaldamento tradizionali, come le caldaie o le stufe elettriche, e possono essere più economiche da gestire. L’energia generata sotto forma di calore è di solito diverse volte superiore a quella necessaria all’alimentazione della macchina. Ad esempio, il coefficiente di rendimento di una tipica pompa di calore domestica è di circa quattro, ovvero genera quattro volte più energia rispetto all’elettricità consumata per il suo funzionamento. Ciò rende i modelli attuali dalle tre alle cinque volte più efficienti dal punto di vista energetico rispetto alle caldaie a gas. La maggior parte delle pompe di calore può funzionare in modo invertito, raffreddando anche gli ambienti.

La progettazione ecocompatibile (Ecodesign) e l’etichettatura energetica (Energy Label) sono due politiche fondamentali se l’Unione europea vuole vincere la propria sfida contro la minaccia dei cambiamenti climatici e raggiungere gli obiettivi UE al 2030 e la neutralità climatica al 2050.

Queste politiche si scontrano però con la realtà che troviamo negli ambiti domestici specialmente nelle grandi città dove, ad esempio, gli spazi per le installazioni di pompe di calore e di altri sistemi alternativi non sempre sono disponibili nelle unità immobiliari, ad esempio nei palazzi pluripiano. L’aspetto della fattibilità economica della transizione è un altro aspetto da considerare attentamente, le pompe di calore, infatti, sono alimentate dall’energia elettrica e non sempre si ha la possibilità di accedere all’energia prodotta o autoprodotta da fonti rinnovabili, per cui il costo per l’utente sarebbe molto alto. L’installazione e la trasformazione dei sistemi esistenti  per renderli compatibili con le nuove tecnologie,  hanno anch’essi dei costi molto elevati. Le reti elettriche in molte grandi città europee, inoltre, non sembrano avere al momento le caratteristiche strutturali necessarie a supportare una trasformazione di questa portata e nei tempi target. Infine, l’adozione in tempi strettissimi di queste misure, creerebbe delle difficoltà occupazionali, specialmente nelle aree industriali di alcuni paesi, tra cui l’Italia, che hanno un’eccellenza nella produzione di sistemi tradizionali.

  • La Commissione europea vuole accelerare la sostituzione delle caldaie a gas con le più ecologiche (ma al momento anche più costose) pompe di calore. Lo sostiene il quotidiano tedesco Bild, che cita una bozza della nuova direttiva Ecodesign a cui sta lavorando l’esecutivo di Bruxelles.

Al momento, la Commissione europea ha posto un target generale per la transizione dei sistemi di riscaldamento dai fossili alle fonti rinnovabili: entro il 2030, almeno 10 milioni di pompe di calore dovranno essere installate nell’Ue. Per promuovere il passaggio a queste apparecchiature, che sono alimentate con la sola elettricità e immettono nelle abitazioni il calore catturato all’esterno, Bruxelles ha dedicato un capitolo ad hoc all’interno del suo RepowerEU, la strategia per la transizione energetica lanciata all’indomani della guerra in Ucraina, e che dovrebbe venire finanziata anche con i fondi dei Pnrr. 

La proposta

Questo target è stato già considerato ambizioso da diversi esperti, i quali sottolineano gli alti costi di installazione delle pompe di calore, decisamente più alti di quelli per una caldaia a gas. Inoltre, i più critici hanno sollevato il rischio di aumentare la dipendenza tecnologica dalla Cina, che ha il più ampio numero di installazioni di pompe di calore al mondo. Bruxelles, però, vede nel passaggio a questo nuovo sistema di riscaldamento uno degli strumenti più importanti per migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Tanto più vista la recente opposizione alla cosiddetta direttiva “Case green”, non solo in Italia. 

Ecco perché la strada scelta per accelerare sulle pompe di calore potrebbe passare per un’altra direttiva, quella sull’Ecodesign, attualmente in fase di preparazione. Stando alla bozza citata da Bild (che conferma diverse indiscrezioni uscite già negli scorsi mesi), la Commissione potrebbe introdurre una norma secondo la quale, entro il 2029, tutti i sistemi di riscaldamento di nuova installazione nei Paesi Ue dovrebbero avere almeno “un rendimento (di efficienza energetica, ndr) del 115 percento”. Questo livello metterebbe fuori mercato le caldaie a gas, e aprirebbe la porta alle pompe di calore. 

La proposta sembra ricalcare la legge varata in Germania dal ministro dell’Economia, Robert Habeck, leader dei Verdi tedeschi. Tale legge prevede che a partire dal 2024 tutti i nuovi impianti di riscaldamento installati nel Paese dovranno funzionare almeno per il 65% tramite l’utilizzo di fonti rinnovabili, escludendo di fatto le caldaie alimentate da combustibili fossili puri, quali gas o gasolio. Insieme alle pompe di calore, potranno essere utilizzati i sistemi solari termici o ibridi, nonché il teleriscaldamento, gli impianti a pellet e le caldaie alimentate almeno per il 50% da idrogeno o biometano. Per le pompe di calore, il governo federale ha previsto una sovvenzione fino al 40% del costo, con la promessa di Habeck che saranno introdotte nuove agevolazioni fiscali per interventi di risparmio energetico in caso di ristrutturazioni condominiali. Stando ai calcoli dello stesso governo di Berlino, l’addio alle caldaie a gas costerà 9 miliardi di euro all’anno ai tedeschi nel breve termine. Ma in prospettiva, dovrebbe comportare risparmi per 11 miliardi, visti i minori consumi e il probabile aumento dei costi del gas, rendendo la transizione energetica verso le rinnovabili più conveniente per le tasche dei cittadini. Ma le rassicurazioni di Habeck non sembrano aver convinto buona parte dei suoi cittadini, come dimostra il netto calo nei sondaggi dei Verdi e la levata di scudi da parte delle forze politiche, compresi influenti esponenti della stessa maggioranza di governo. 

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