Cosa sono decarbonizzazione e Green Deal
In un periodo storico stravolto dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento, la decarbonizzazione ha un ruolo sempre più rilevante nella transizione ecologica. La decarbonizzazione è quel processo volto a ridurre le emissioni nocive di anidride carbonica in ambito industriale e domestico, e questo può avvenire tramite l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, a discapito dell’energia prodotta dai combustibili fossili, come il carbone e il petrolio. L’ambizioso obiettivo della decarbonizzazione è quello di arrivare alla carbon neutrality che la politica internazionale ha recentemente promesso di raggiungere entro il 2050, attraverso gli accordi del Green Deal.
Secondo la visione della Commissione europea, ci sono sette elementi strategici principali per la decarbonizzazione: ottimizzare i benefici dell’efficienza energetica, aumentare l’impiego delle energie rinnovabili, adottare una mobilità sostenibile, sicura e connessa, promuovere l’uso dell’elettricità per decarbonizzare l’approvvigionamento energetico dell’Europa, sviluppare una produzione industriale sostenibile, promuovere l’economia circolare e migliorare la gestione del suolo e delle foreste
Verso la carbon neutrality in Unione Europea
L’UE ha fissato al 2050 il raggiungimento della neutralità climatica. Ciò significa che le emissioni di gas serra devono essere ridotte al minimo e qualsiasi emissione residua deve essere compensata da attività di rimozione dei gas serra. L’Italia ha inviato alla Commissione europea la sua strategia di decarbonizzazione a lungo termine, che prevede di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
La svolta verso la carbon neutrality: la direttiva UE 2023/1791 del 13 settembre 2023
L’UE è l’area geopolitica che ha messo in atto le misure più decise per la diminuzione delle emissioni di CO2, la direttiva UE 2023/1791 del 13 settembre 2023 ha posto degli obbiettivi da raggiungere nel 2030, indicando nell’efficienza energetica la via maestra per raggiungere gli obiettivi stessi. Non si parla quindi più di divieto di produzione delle caldaie a gas nel breve periodo, ma si fissano dei target di diminuzione del fabbisogno energetico.
È opportuno esprimere la necessità che l’Unione migliori l’efficienza energetica sotto forma di consumo di energia primaria e consumo di energia finale da conseguire nel 2030, indicando un livello degli sforzi supplementari necessari rispetto alle misure in atto o previste nei piani nazionali per l’energia e il clima. Lo scenario di riferimento UE 2020 prevede un consumo di energia finale di 864 Mtep e un consumo di energia primaria di 1 124 Mtep da raggiungere entro il 2030 (escludendo l’energia dell’ambiente e includendo il trasporto aereo internazionale). Una riduzione supplementare dell’11,7 % risulta in 763 Mtep e 992,5 Mtep entro il 2030. Ne consegue che il consumo di energia finale nell’Unione dovrebbe essere ridotto di circa il 25 % e quello di energia primaria di circa il 34 % rispetto ai livelli del 2005. Non vi sono obiettivi vincolanti a livello di Stati membri nelle prospettive del 2020 e 2030 e gli Stati membri dovrebbero fissare i rispettivi contributi all’obiettivo di efficienza energetica dell’Unione tenendo conto della formula fornita nella presente direttiva. Gli Stati membri dovrebbero avere la facoltà di fissare gli obiettivi nazionali in base al consumo di energia primaria o al consumo di energia finale, al risparmio di energia primaria o al risparmio di energia finale, oppure all’intensità energetica. La presente direttiva modifica il modo in cui gli Stati membri devono esprimere i contributi nazionali all’obiettivo dell’Unione. A fini di coerenza e monitoraggio dello stato di avanzamento, i contributi degli Stati membri all’obiettivo dell’Unione dovrebbero essere espressi come consumo di energia primaria e consumo di energia finale. Una valutazione regolare dei progressi verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Unione per il 2030 è necessaria ed è prevista nel regolamento (UE) 2018/1999
Viene quindi modificato l’approccio al raggiungimento degli obiettivi prefissati, accogliendo tra gli altri i suggerimenti dei produttori delle caldaie, nell’ottica di una maggiore efficienza da raggiungere con le nuove tecnologie anche se utilizzate con i combustibili fossili.
Non solo caldaie: il futuro delle pompe di calore e dei gas fluorurati
E’ inoltre pronto il testo del nuovo regolamento F-Gas (gli F-Gas sono i gas fluorurati attualmente presenti nei sistemi di climatizzazione, refrigerazione e pompe di calore) che permetterà l’utilizzo di gas con GWP < 150 (GWP: Global Warming Potential (GWP) : potenziale di riscaldamento globale di un gas ad effetto serra rispetto a quello dell’anidride carbonica e si misura in tonnellate di CO2 equivalenti.).
L’accordo provvisorio introduce infatti, tra le altre cose, un divieto di utilizzo di gas refrigeranti con GWP >150 sulle pompe di calore monoblocco e sui condizionatori d’aria di piccole dimensioni (<12kW), a partire dal 2027, e un’eliminazione completa nel 2032. Quindi anche le pompe di calore, il vettore principe nel riscaldamento domestico per la realizzazione di una maggiore efficienza, affronteranno una drastica modifica costruttiva con l’utilizzo di gas refrigeranti naturali.