È iniziato quest’anno nel nostro Paese (ed in tutta l’Unione Europea) il salto ad ostacoli per la scelta delle modalità di riscaldamento domestico. Chi si occupa di vendita di caldaie sta già osservando un netto cambiamento nella propensione agli acquisti di questi prodotti.
L’utilizzo delle caldaie a gas è teoricamente permesso fino al fatidico 2050. La direttiva riveduta sulla prestazione energetica nell’edilizia stabilisce in che modo l’Unione europea (UE) può ottenere un parco immobiliare pienamente decarbonizzato entro il 2050 attraverso una serie di misure che aiuteranno i governi dell’UE a potenziare a livello strutturale la prestazione energetica, prestando particolare attenzione alla ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori.
(Paragrafo 1 dell’introduzione alla Comunicazione alla Commissione sull’eliminazione graduale degli incentivi finanziari alle caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, a norma della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia del 18/10/2024)
Il percorso virtuoso sembrerebbe così delinearsi:
- in primis, eliminazione degli incentivi per i prodotti alimentati a combustibili fossili stand alone, con conseguente pausa di respiro per le finanze pubbliche (che però finisce già con le necessità del Rearm Europ Plan, cosa che imporrà di destinare almeno il 2% del PIL nostrano per l’aggiornamento della difesa);
- ricorso alle fonti rinnovabili ed incentivi destinati soltanto all’acquisto di prodotti che le utilizzano. Nel caso di prodotti ibridi, l’indicazione della Commissione Europea è di incentivare soltanto la percentuale di rinnovabile, ma al momento non ci sono indicazioni specifiche di calcolo.
Gli ostacoli sul percorso della decarbonizzazione
L‘analisi del sistema energetico nazionale per il terzo trimestre 2024, curata dall’ENEA, sottolinea una frenata nel calo delle emissioni in Italia: a pesare sono stati i trasporti e l’uso dei climatizzatori d’estate. Si tratta di un trend che allontana il nostro Paese dagli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. (fonte: Corriere della Sera, Pianeta 2030, 17 marzo 2025).
Nonostante l’aumento della produzione di energia rinnovabile, assistiamo infatti in questa fase di transizione al rallentamento del calo delle emissioni.
In linea di massima, il ricorso a prodotti alimentati ad energia elettrica (indispensabile per l’utilizzo delle fonti rinnovabili) aumenta il fabbisogno di energia elettrica in una misura non ancora compensabile dalla produzione stessa con l’utilizzo delle rinnovabili.
Inoltre, in base ad una mia personale, opinabile, empirica osservazione, mi sembra che, al di là della posa in opera di blocchi di polistirolo per coprire gli edifici, si stia facendo veramente poco sull’adozione di materiali idonei ad abbattere il fabbisogno termico degli edifici esistenti.
Lo sviluppo e l’impiego di materiali innovativi nelle ristrutturazioni sembra non essere preso in considerazione, mentre proprio la riduzione del fabbisogno termico degli edifici è una delle pietre miliari della decarbonizzazione.
La mossa del cavallo: gli inverter
Veniamo quindi al focus di questa breve riflessione. In che modo si può continuare a perseguire la riduzione delle emissioni, aumentare il ricorso alle fonti rinnovabili, mantenere standard di benessere termico ed accedere eventualmente agli incentivi nei grandi centri urbani, dove c’è enorme difficoltà per operare significative modifiche agli impianti termici tradizionali, sia per il forte carico economico necessario a rendere operative queste modifiche, sia per l’impossibilità, a livello architettonico, di metterle in atto?
Sembra evidente che il ruolo delle pompe di calore aria-aria (gli split, per intenderci) debba necessariamente crescere di importanza e di volumi, in quanto:
- il ricorso a questa tecnologia è già praticato e conosciuto dagli utenti a livelli importanti (in passato soprattutto per la climatizzazione estiva);
- esistono numeri adeguati riguardo la presenza nel territorio di soggetti formati e qualificati per l’installazione e l’assistenza tecnica.
Il costante perfezionamento della tecnologia di questo tipo di prodotti rende significativo l’abbattimento dei consumi.
Inoltre, il ricorso alla tecnologia inverter consente, nella maggior parte dei casi, di utilizzare la potenza domestica esistente senza dover ricorrere alla richiesta di aumento della stessa al distributore.
La possibilità di procedere alla sostituzione (o all’integrazione) del sistema di climatizzazione esistente in maniera modulare (cioè frammentare nel tempo le installazioni) consente a tutte le fasce della popolazione di ricorrere facilmente a questa soluzione.